Mi alzo presto. Dormo poco e le prime luci del giorno che nasce accarezzano il mio viso costringendomi ad aprire gli occhi. E' bello vedere l'isola che dorme, i pescatori che ritornano lentamente con una corona di gabbiani fluttuante e vociante a rendere più allegro il navigare.
Mi vesto in silenzio per non svegliarlo: lui sa che non mi troverà quando deciderà di alzarsi, sa anche dove vado e forse ne è contento. Perché quando siamo sull'isola i cuori sono più liberi e le ansie si placano. Mi vesto, dicevo, stando attenta a non svegliarlo. Indosso la tuta da ginnastica e metto nel marsupio viola o nella piccola borsa bianca il telefono, pochi soldi per un cappuccino e le chiavi della stanza, poi esco e respiro. C'è il profumo del mare e un sottofondo di trascuratezza quando oltrepasso, trattenendo un po' il respiro, i sacchi per l'immondizia che nessuno ancora ha ritirato. La salita verso il belvedere è ripida, passa accanto all'Hotel Torre dei Borboni e poi a qualche villa dal nome dipinto su piastrelle di ceramica.
Mi fermo spesso a guardare il mare. Che l'aria sia limpida oppure che minacci pioggia ho bisogno di un contatto con le rocce e gli scogli e le insenature mozzafiato di questa mia isola fatata. Il porto. Le case. La pigrizia delle ore, il sorriso furbo della gente. La simpatia di chi ti vede da molti anni e impara a considerarti un buffo corollario delle estati isolane...
Certo solo gli isolani e gli estimatori di questo angolo di mondo capiscono e sorridono quando dico che ogni mattina vado al cimitero. Sorridono mentre gli altri sollevano le palpebre e mi guardano come se fossi pazza, oppure una baciapile mascherata da donna evoluta che gode del quotidiano contatto con la morte. Chi sa invece sorride e commenta: "Anche io spesso cammino al cimitero...". Il cimitero della mia isola è vivo, con il suo silenzio e l'ingenuità trasandata della piccola chiesa, il dramma delle lapidi sofferte e approssimative... Tutto colpisce il cuore e rende ricca la mente.
Camminare ascoltando il rumore dei passi sulla ghiaia e sulla roccia dei gradini ripidi, affacciarsi e trattenere il fiato di fronte alla rupe scoscesa che raggiunge il mare, commuoversi per le parole d'amore trattenuto e popolare quindi più sincero sulle tombe di giovani e vecchi, bambini mai cresciuti, ragazze con il velo da sposa perse nel tempo.
La luce mi accompagna e mi fa accettare anche la morte. Perché qui c'è amore, tanto, semplice e concreto, c'è la follia incomprensibile ma a me tanto facile da condividere di una donna tedesca che ha dedicato all'isola i suoi anni più belli, c'è l'insensatezza di sentieri che ti rapiscono e poi terminano in brusche voragini che possono farti cadere, ferirti senza che tu possa aggrapparti a nulla mentre precipiti in basso. C'è un poeta che dalla tomba guarda il mare: è stato sepolto con delicatezza e ammirato rispetto e un vetro ormai appannato ne protegge il viso e le parole lasciate al mondo.
Esco dal cimitero dopo avere immaginato ogni viso e accarezzato qualche fotografia sbiadita. Il paese mi aspetta: ritornano i pescatori e io mi appoggerò alla balaustra del corso per guardarli scaricare le casse di pesce, con l'orgoglio di chi è ancora dell'isola e ne rappresenta l'essenza senza tempo.
Un cappuccino e il telefono che squilla. "Sono io, vieni per fare colazione?". Inizia la vita di sempre, sulla mia isola.
LeggendoTi mi e' venuto in mente che:
chi riesce a convivere con i morti non ha paura della morte.
In un cimitero si ricordano i vivi.
Scritto da: ludiel | 04/25/2006 a 09:49
Emme Gi, armoniosa amica, sai quanto mi colpisca il tuo rapporto con il cimitero della tua isola. Come una volta ti dissi, proprio quel cimitero rappresenta per me l'archetipo del disfacimento, dell'imputridire, del dolore lancinante dell'anima, del sole impietoso e allucinato.
La tua serenità, invece, è balsamo per vecchie ferite che nei giorni di pioggia tornano a farsi sentire.
Non ho un buon rapporto con i cimiteri in genere, anzi non ho alcun rapporto. Preferisco la cremazione, e così ho disposto; tornare subito ad essere "spirito" e non continuare a dilaniare il distacco dal vecchio involucro.
Non mi piace, anzi mi disgusta l'odore dei cimiteri, dei fiori marci, dell'acqua dei vasi marcia anch'essa. A meno che non si facessero cimiteri senza tombe, ma solo lapidi, del tipo di quelle di Spoon River.
Ciao, dolcissima Emme Gi; mi hai dato un piccolo ma concreto impulso a tornare nella tua isola e cercare quell'armonia che vi persi un milione di anni fa.
Scritto da: pliush | 04/25/2006 a 10:23
I cimiteri dei piccoli Paesi, la mia passione!
Sono lo specchio della cittadinanza, un cimitero "ordinato" testimonia la civiltà degli abitanti del luogo
Buona giornata!
Rolando
Scritto da: rol | 04/25/2006 a 11:28
L'odore di alcuni fiori, che e' profumo in verita', per me e' il ricordo della morte di persone che ho amato. Se l'odore e' rancido e' tipicamente odore di morte. Nei piccoli cimiteri c'e' la vita che e' passata e quella che noi portiamo con il pensiero le lacrime la constatazione della serena semplicita' di vivere e non vivere più'
Scritto da: MariaGiovanna | 04/25/2006 a 11:42
come sono diversi i cimiteri protestanti... se penso al Verano, un po' spaventoso, solenne, decadente, con le foto sulle tombe e poi guardo il cimitero monumentale di Copenaghen... sembra un giardino curato, le tombe sono senza immagini, ci sono prati dove ci si puo' sedere all'ombra degli alberi e mangiare il gelato. Qui ci sono sepolti Andersen, Kierkegaard, Bohr, eppure nulla lo farebbe sospettare. Io ci abito proprio davanti, ci vado a passeggiare spesso, ed é bellissimo in tutte le stagioni. Anche oggi che piove.
Scritto da: quella di cope | 04/26/2006 a 08:06
Quando vivevo in Belgio avevo un cimitero militare americano vicino a casa, in un bosco. Di ritorno dall'ospedale dove lavoravo mi fermavo spesso in quel cimitero, trovavo molta pace.
Scritto da: MariaGiovanna | 04/26/2006 a 08:32
Che coincidenza, abbiamo lo stesso cognome e anch'io sono stato stregato da Ponza; so perfettamente di cosa parli, isola ammaliatrice di circea memoria...
Scritto da: Franco Luini | 04/02/2007 a 17:07
... magari ci siamo anche incontrati! Che bella coincidenza, davvero... Grazie per avere lasciato il tuo messaggio!
Scritto da: MariaGiovanna | 04/02/2007 a 17:11
Ha scritto delle bellissime parole sulla mia isola, ma soprattutto mi ha colpita la passeggiata mattutina al cimitero.
Anch’io la descrivo nel mio blog: http://blog.libero.it/FrammentidiPonza
Scoprire che una persona non originaria dell’isola provi questi sentimenti verso Ponza, mi ha piacevolmente stupita!
Francesca
Scritto da: Francesca | 10/01/2007 a 17:39