Qualcuno le parlò.
- .....................
Mosse la testa per cercare un volto, ma le parole erano ormai lontane e le bocche ferme. Scosse la testa e spostò lo sguardo alla finestra. Si vedeva un albero altissimo, fuori.
- Non c'è niente da fare, non capisce oppure non riesce a rispondere
Una donna sussurrò:
- E se fosse sorda?
- No, prima ha mosso la testa per seguire il discorso. Forse ha qualche difficoltà che la rende più lenta...
Un uomo tossì stizzito:
- Collega, siamo in reparto e dovremmo usare termini medici. Che cosa vuol dire "Qualche difficoltà che la rende lenta"?
Imbarazzo.
- Per la verità professore non so che cosa dire... Mi sembra tanto strano che una donna giovane e apparentemente sana sia qui seduta e non risponda alle domande. I documenti indicano che è italiana, è vestita molto bene e aveva con sè una borsa piena di libri. Come può restare ferma senza parlare? Deve pure sentirle, le nostre domande!
Altra voce di donna:
- Uno choc, un'amnesia...
La voce del professore si fece profonda.
- L'ipotesi più plausibile è l'amnesia, però segni di trauma non ne vediamo. Per quanto ci riguarda questa donna potrebbe essere una qualsiasi donna che passeggiava per il centro con una borsa di libri. Non so neanche perché sia arrivata qui!
"Neppure io lo so", pensò la donna senza la voglia di parlare. "Camminavo e pensavo, tutto qui...". Qualcuno intervenne:
- L'hanno vista passeggiare a lungo in piazzetta, quella dietro via Torino... Come si chiama? Comunque ha camminato a lungo. Troppo a lungo. L'orologiaio ha chiamato i vigili temendo che si sentisse male
- Chi?
- L'orologiaio
Il professore intervenne, rivolto a un assistente seminascosto dal gruppo dei colleghi:
- Non lo conosci? Ripara orologi da tanti anni, è famoso... Una persona simpatica, gentile. Mia moglie ci va spesso per la mia collezione: sa riconoscere un buon affare appena lo vede entrare dalla porta
Cambiò rapidamente tono:
- Insomma, che facciamo? Avete diagnosi alternative all'amnesia?
Una voce di donna:
- Carlo, tu hai parlato al telefono con i parenti. Che cosa ti hanno detto?
- Che arrivano subito. E' una scrittrice. Un po' silenziosa ed eccentrica, ma non ha mai dato segni di squilibrio
"Segni di squilibrio", ripetè le tre parole dentro la testa chiedendosi perché non si decideva a parlare: quella gente nella stanza, in un ospedale dove l'avevano accompagnata senza una ragione, pensava che fosse pazza; sarebbe bastato parlare, dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Alzò gli occhi verso il professore. Tutti trattennero il respiro.
- Dica...
Il professore sorrise incoraggiante.
Lo fissò a lungo, pensando a come iniziare. Stava camminando in piazzetta, pensava a qualcosa: le era venuta l'idea per un racconto e rincorreva il protagonista nato per caso, da un'impressione ricevuta da un uomo che parlava al telefono. Le idee nascono così, dal niente... Comunque l'uomo era diventato Marco, un giovane industriale innamorato della moglie che incontrava una donna in un viaggio di lavoro...
- Non riesce a parlare, vede professore?
Sospirò: erano tutti impazienti. Perché non le davano il tempo di organizzare le parole? Era abituata a scriverle, non a recitarle di fronte a un pubblico improvvisato in camice bianco! Il professore fece un cenno con la mano.
- Silenzio! Lasciatela dire!
Meno male, forse quell'uomo aveva meritato il titolo di professore. Aprì la bocca. Inspirò profondamente. Per dire ciò che voleva ci voleva molto fiato.
Perché mentre pensava a quel suo protagonista aveva avuto l'immagine di quell'altro uomo, quello che aveva riempito il suo cuore il suo corpo la sua mente per tre o quattro anni. Quello che lei aveva amato. Era andato via in fretta e lei non aveva capito bene perché.
- ................
- Sì?
Il professore la incoraggiò con gli occhi.
Provò a sorridergli. Voleva dirgli che era sanissima, non aveva niente. Si era solo ricordata di lui, e aveva capito perché era partito all'improvviso. Dopo tanti anni.
L'aveva capito e le era mancata la voglia di parlare.
Tutto qui.
- Io...
Finalmente! Vide i volti dei medici rilassarsi: aveva detto qualcosa! La stavano curando a quanto pare, perché stava uscendo dal silenzio.
Ed era merito loro.
Erano proprio bravi.
Cercò gli occhi del professore: erano scuri e lontani, un po' curiosi forse.
- Io camminavo e...
Non seppe come continuare: non voleva raccontare a tutta quella gente dell'uomo che l'aveva lasciata. Dei suoi dubbi, della certezza mai confermata. Della gelosia. E delle notti fredde per il suo corpo che si era addormentato.
Abbassò gli occhi.
- Camminavo e pensavo a un racconto da scrivere. Non so come...
Non riuscì a continuare.
L'avrebbero rinchiusa, ne era certa: non stava dando alcuna spiegazione, parlava a vanvera e interrompeva le frasi a metà. Tanto più che qualcuno aveva detto che i suoi parenti stavano arrivando: immaginò il cognato pontificare in pronto soccorso sulle sue stranezze, fiero del proprio ruolo di ingegnere retto e razionale, incredulo di fronte all'attenzione di tutti quegli specialisti.
Inaspettatamente, il professore la salvò.
- E' tutto chiarissimo!
Gli altri lo guardarono stupiti.
- Certo, non capite? E' una scrittrice, passeggiava e pensava a qualcosa che sta scrivendo. Si è semplicemente distratta... L'anima creativa, sapete...
Probabilmente nessuno capì sul serio. Neanche lei. Però in dieci minuti la lasciarono andare, e non attesero suo cognato.
Porse la mano al professore e la sentì calda, riposante, poi afferrò la borsa con i libri e fuggì dall'ospedale.
Voleva camminare e restare in silenzio.
Questa volta lontano dagli occhi della gente.
Non so scrivere ma andrò a passeggiare con una borsa piena delle tue parole che mi aiutano ad arrivare in tempo a sentimenti,tanti.
In un luogo senza orologiai.
Scritto da: Ro di Sale e pietre | 03/20/2007 a 09:58
Magari, tieni il mio numero in tasca. Io posso spegare quello che ti accade, così non ti fai interrompere.
Scritto da: Perla | 03/20/2007 a 10:09
...E COL
sorriso stampato sul viso!
(Le parole non servono più che,CHI TEMPO HA, TEMPO ASPETTA, TEMPO PERDE)
Ciao,Mariagio,Fulvia
Scritto da: FULVIA | 03/20/2007 a 11:07
Bella storia davvero. Ciao Giulia
Scritto da: Giulia | 03/20/2007 a 14:51