Di solito non parlo della mia vita. Non direttamente, almeno.
Però.
Ci sono momenti diversi da tutto il resto, momenti nei quali ti rendi conto che forse qualcosa può interessare a qualcuno. E fare una differenza.
Vi racconto una piccola storia, e spero che resti il senso di tutto questo, non i dettagli che sono destinati a sciogliersi nei minuti che cadono come gocce opache su piastrelle colate di caldo.
Tempo fa ho perso un'amica. E' morta di tumore dell'utero, aveva 37 anni. Ho ascoltato i suoi respiri rincorrersi e inciampare, saltare e lisciarsi. Poi finire. L'ho guardata stesa con le mani secche come foglie. E ho deciso di fare un controllo. Il controllo ginecologico annuale.
Il medico è un mio collega, ogni anno mi fa la visita e il pap test. E' simpatico, rassicurante. Ha affrontato la cosa partendo da lontano: "Sai, ci sono cose che terrorizzano e poi non sono niente di grave. La conizzazione, per esempio". (Pausa per spiegare a chi non sa: la conizzazione è un intervento chirurgico che toglie una parte del collo dell'utero). Insomma. Ho capito (quasi) subito. Sguardi, pacatezza, preamboli mi hanno detto che qualcosa non andava. Anche se non avevo mai avuto sintomi, nessun problema. Durante la visita ho chiesto che non fosse fatto solo il PAP test, ma anche un test "quasi" nuovo che si chiama HPV test: stavo lavorando con la Fondazione Veronesi a un quaderno sul Papilloma virus e sapevo che questo esame sembra migliore del PAP test per individuare le lesioni dell'utero a rischio di trasformarsi in tumore maligno.
Insomma.
Il ginecologo mi ha spiegato che aveva visto "qualcosa". E l'HPV test era positivo. Il PAP test invece diceva cose strane che non c'entravano niente.
E ho fatto l'intervento. Non ho avuto dolore perché un anestesista meraviglioso mi ha iniettato un farmaco che, senza addormentarmi, mi ha fatto vivere l'intervento in totale serenità. E l'infermiera di sala operatoria mi ha tenuta allegra con bellissime parole. E una ginecologa giovane e gentile mi ha spiegato tutto ciò che stava per accadere (sono un chirurgo, e pure oncologo, lo so, ma in quei momenti non sai più neanche il tuo nome).
Poi, attesa. E giorni su e giorni giù. E gente che mi è stata vicinissima, e altri che invece sono spariti perché non servivo più. Fino a ieri. Quando l'esame istologico è arrivato.
Si chiama CIN 3. Basta cercarlo su internet e si trovano decine di pagine che lo spiegano. Una precancerosi: sta tutto nel termine, vero?
CIN 3. Ho fissato l'esito e ho pensato a tante cose.
Alla diagnosi, al dubbio e all'attesa. E ho visto i volti di tutte le pazienti che seguo, che si affidano a me per le cure e i controlli. Le ho capite, mai bene come adesso.
Alla salvezza. Negli occhi di un ginecologo attento e in un test che forse non tutte ancora chiediamo quando andiamo a farci visitare. Nella decisione di fare prevezione nonostante faccia paura, metta ansia, aggiunga incertezza alla vita.
Al dolore. Che un medico che capisce bene l'esistenza ha tolto con premura e affetto.
A chi mi ama e chi no. Perché ho avuto presenza, telefonate, email, sms da persone che volevano sapere, che mi davano amore e pazienza, ascolto e sollievo. In qualsiasi condizione, da distanze enormi o vicinissime, con problemi di ogni genere nella vita ma sempre con un istante per me. Ma non vivo nel paese delle fiabe, e ho dovuto rendermi conto che invece qualcuno non c'era. Neanche per un momento.
Alle donne. Che devono sapere. Da me, piccola persona come tante, medico caduto nell'angoscia poi rialzato poi caduto di nuovo. Donna che ora sa (lo sa davvero) cosa si prova. E vuole raccontare. Qualunque cosa avvenga adesso di me, la prevenzione può salvare la vita.
E GRAZIE.
A Mario Sideri, ginecologo.
A Paola Zamperini, ginecologa.
A Daniele Sances, anestesista.
A Chiara Casadio, patologa.
A Eleonora Petra Preti, ginecologa.
A Luca Bocciolone, ginecologo.
Alle infermiere e ausiliarie di sala operatoria, meravigliose.
Alla segreteria della sala operatoria, ai sorrisi rassicuranti.
All'Istituto Europeo di Oncologia.
Ciao Maria Giovanna,
anch'io come la.stefi sono arrivata a te cercando la d.ssa Preti.
Settimana scorsa mi sono sottoposta ad una colposcopia effettuata dalla dottoressa e da un'altra collaboratrice. Due splendide donne che mi hanno messa subito a mio agio, confermando però quello che già mi aveva anticipicato la mia ginecolga a dicembre: conizazzione.
Sono in lista per l'intervento. In questi mesi (da febbraio 2010 esito del primo PAP test ad oggi), mi sono passate per la testa tante cose. Penso a mio padre, morto 30 anni fa per un tumore. PEnso al mio pulcino di 4 anni che è tutto per me.
Non ti nego di essermi un po' chiusa in me stessa. Ho vissuto giorni come ovattata. A differenza di molti, ne ho parlato solo con il mio compagno. Né le mie più care amiche, né i miei familiari sanno nulla. Probabilmente dirò loro tutto quando fisserò la data dell'intervento.
Sono molto fiduciosa. So di affidarmi allo staff migliore (allo IEO), ma la paura fa capolino agni volta che ci penso.
Grazie per aver condiviso parte della tua vita con noi.
A modo mio, ho fatto lo stesso. A presto
Scritto da: Dani | 01/25/2011 a 13:05