Insomma, se ci fosse tempo potrei raccontare. Le zanzare che solleticano il collo ma se ne vanno presto, forse non amano il mio sangue. Facile, non lo amo neanche io. Non chiedetemi perché, è da quando sono nato che mi guardo in uno specchio opaco e non riesco a credere che la faccia che mi osserva sia davvero la mia. Non che sia brutto: le donne mi trovano atletico e affascinante, si buttano sulla mia strada per strapparmi un abbraccio o qualche salto sudato tra lenzuola casuali che prima non negavo. Però. Qualcosa nel nero torbido di me non riesce a fingere, ormai. Un tuono è esploso anni fa nel mezzo di storie che mi costringevano a fingere e mentire e illudere. Storie che volevo, che stringevo con l'ansia di dimostrare. Che niente importava, che ero bravissimo a creare dolore e amore e desiderio. Si è rotto qualcosa all'improvviso, e ancora mi chiedo come sia accaduto. Il corpo ha smesso di rispondere ai comandi banali delle labbra della saliva delle dita e la mente si è attorcigliata a una solitudine che non si vede. Ma esiste.
Non sfioro e non mi lascio sfiorare, giro la testa se la mia donna - perché esiste, sapete, come un'abitudine che non si può abbandonare - prova a baciarmi. E la ascolto respirare nelle notti caste e abituali che non mi sogno di interrompere. Perché è bello così, nonostante tutto. Una convivenza senza aspettativa, senza l'illusione di un progetto o di passioni che devo sforzarmi di ricordare perché sono nascoste in un passato che sembra di qualcun altro. Non mio.
Mi ama, lei. Come le amiche lontane che ogni tanto chiamo per avere una carezza che non faccia male. Due parole, un sospiro, la risata lieve di ugole leggiadre e distratte.
E non so chi sono, ancora. Un corpo perfetto ed elegante nel centro di una città qualunque, una valigetta piena di documenti e soldi e firme svolazzanti denaro. Libri letti alle tre della notte senza raccontarlo a nessuno. E un passato che non esiste.
Se avessi tempo racconterei, sì. Potrei mostrarvi l'inferno e le bugie, e tutto e il contrario di tutto, la mia anima di controsenso e noia. E tormento che non si descrive. Ma ora non è tempo. Le luci sono fioche e la notte mangia le parole, e le lampade di questo giardino sono come la coscienza: se le accendi illuminano anche ciò che non vuoi più vedere.
LA "COSCIENZA"
del nuovo,richiede l'esperienza della vita e non quella della memoria.Ciao SIGNORA della scrittura,Bianca 2007
Scritto da: BIANCA 2007 | 06/17/2008 a 18:28
TI HO NOMINATA
per una splendida dolcissima catena.Bacio,Bianca 2007
Scritto da: BIANCA 2007 | 06/18/2008 a 15:25