Ho promesso testimonianza da VeDrò 2009, approfitto di una pausa tra il lavoro del gruppo di cui faccio parte ("tutta salute") e la registrazione di una puntata di Omnibus su Walter Tobagi (si prospetta interessantissima, come fu interessante la puntata che girammo lo scorso anno su Enzo Tortora) per scrivere in libertà.
La prima giornata di VeDrò (lunedì 31 agosto) ha avuto sessioni plenarie bellissime: dopo l'apertura da parte di Benedetta Rizzo, quale migliore esordio che una lezione di Gian Arturo Ferrari sui libri? Spero di avere capacità descrittiva e tempo sufficienti per pubblicare presto una sintesi vera, comunque è stato interessante imparare che esistano due categorie di libri: quelli dell'editoria di progetto e quelli dell'editoria d'autore. Per intenderci, nell'editoria di progetto la "fabbricazione" del libro parte dall'editore che decide di produrre un libro (o una serie di libri) su scala industriale su un determinato argomento, propone l'idea all'autore e successivamente pubblica ciò che l'autore ha scritto. Un esempio di editoria di progetto che rappresenta attualmente il più grosso business editoriale del mondo è il cosiddetto ELT, cioé English Language Teaching: il numero di persone che desiderano o devono imparare l'inglese è altissimo, e questo si riflette sulla domanda e sulla produzione di libri. Nell'editoria d'autore invece i libri non si "fabbricano": l'autore scrive la propria opera, la propone all'editore che successivamente la pubblica. L'autore quindi è l'unico responsabile della scelta dell'argomento, dell'impostazione del manoscritto, senza che vi sia una decisione basata sul bisogno del pubblico.
E' chiaro che la lettura dell'editoria di progetto sia diversa da quella dell'editoria d'autore: l'editoria di progetto è guidata dalla domanda, dalle richieste e dal bisogno del pubblico quindi la lettura è finalizzata, l'editoria d'autore nasce dalla creatività dello scrittore quindi la lettura non è funzionale, è libera e "inutile". Da autore e lettore, ho un tremore incontrollabile alla mano quando scrivo la parola "inutile", per me l'inutilità della lettura è il bisogno maggiore da sempre. Comunque. Anche il mercato si differenzia molto: il mercato dell'editoria di progetto è in larga misura prevedibile, quello dell'editoria d'autore non lo è affatto. A proposito di mercati del libro, quelli più grandi al mondo sono otto e includono l'Italia al settimo posto.
Parliamo di lettori. Esiste un paradosso tutto italiano. Il mercato italiano è, come dicevo qui sopra, enorme: siamo i settimi nel mondo, e il consumo culturale è conseguentemente elevatissimo. Però i lettori rappresentano solo il 38% della popolazione adulta, con lo 0.4% di lettori fortissimi (oltre 20 libri all'anno), l'1.1% di lettori forti (11-20 libri all'anno), il 6.5% di lettori medi (6-10 libri), il 15.2% di lettori deboli (3-5 libri) e il 14.8% di borderline (1-2 libri). Queste percentuali sono calcolate sulla popolazione generale, se vediamo le percentuali stabilite all'interno del gruppo "lettori" vediamo che i lettori fortissimi rappresentano l'1%, i lettori forti il 3%, i medi il 17% e i deboli il 40%. Tutto ciò che per dire che poche persone leggono, il consumo culturale è di una piccolissima minoranza che, a quanto pare, legge tutto ciò che viene venduto.
La parte conclusiva dell'intervento di Ferrari ha riguardato gli ebook. Credo avremo modo di discuterne qui nel blog. Il feticismo del libro, della carta da annusare e portarsi dietro per leggere e rileggere mi riguarda senz'altro, tuttavia aspetto con ansia che i dispositivi per la lettura degli ebook raggiungano livelli tecnologici e di accessibilità ai testi degni dell'attuale standard degli USA; sono assolutamente favorevole alla lettura sui supporti ebook. Possiedo un paio di dispositivi che mi seguono in borsa, anche se il miraggio (che diverrà oggetto concreto nelle mie mani quanto prima: ad aprile avevo chiesto a una persona di acquistare per me un ebook in Oriente ma ho certezza che vivrò aspettando, quindi la mia ferma risoluzione è agire in proprio) è il Kindle 2. Oh, quanto mi lascio affascinare dalla tecnologia quando si parla di scrittura! La magia dell'acquisto d'impulso (la mia vita è impulso continuo) è uno degli aspetti più belli dell'ebook, anche se dovremo aspettare un po' per eguagliare la meraviglia americana del "sono connesso ovunque, mi viene in mente un libro e click, lo compro".
A conclusione di questo breve e impreciso report (stanno accendendo i riflettori per Omnibus), una considerazione a margine sul numero esiguo dei lettori: Ferrari ha concentrato l'attenzione sull'estrema difficoltà di estendere alle classi socio-culturali meno sviluppate del nostro Paese la lettura e, conseguentemente, la cultura, attribuendo a retaggi atavici di arroccamento dei "colti" sul proprio stato elitario la causa delle percentuali deludenti di lettura nella popolazione generale. Condivido quasi interamente: siamo nel 2009 e ancora vediamo scrittori che storcono il nasino quando si tratta di coinvolgere la gente nella cultura, tentare di offrire a tutti strumenti per appassionarsi e migliorare se stessi. Detesto lo snobismo, e quando si tratta di lettura e cultura lo trovo segno di profonda povertà morale (ignoranza, anche in chi esibisce preparazione enorme). Tuttavia, esiste anche il tratto genetico che rende alcuni lettori forti e fortissimi e altri medi o deboli: si nasce forti lettori, difficilmente si diventa. E' importante capire quanto sia possibile incrementare l'interesse per la lettura nelle persone non geneticamente predisposte a essa.
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