Non ricordo bene cosa mi disse Valerio quell'altra mattina di alba, quella in cui mi teneva abbracciata e sfiorava l'acqua del lago con il piede nudo striato di freddo. Ma qualcosa deve avere detto, qualcosa di speciale intendo, perché nella mia mente le ore con lui sono rimaste impresse e non se ne vanno più. Strano, dimentico facilmente i contenuti e trattengo le impressioni, modifico gli eventi perché mi facciano bene oppure male e li ricreo, li torturo finché diventano altro. Insomma. Valerio e l'alba, un binomio che salta fuori adesso mentre guido lenta sulla litoranea e non ho voci intorno.
Ho i piedi gonfi. La doccia fredda non ha migliorato la situazione. Ieri sono rimasta in piedi a lungo, con l'americano che chiacchierava e chiacchierava e tentava di convincermi che il mio lago sia il più bello di tutti. Annuivo, avevo male alla schiena, la sua voce mi intontiva come una musica da meditazione, la musica che mi entra nelle orecchie quando massaggio le ospiti dell'albergo, talmente noiosa da non amarla più. La noia ammazza l'amore anche quando si tratta di musica, vero? L'americano parlava e parlava, avrei voluto nascondermi nel ripostiglio dove teniamo le creme e l'olio da massaggio, ma temevo che arrivasse il medico e cercasse di toccarmi i seni. Ci prova, e ci riesce, ogni volta che mi vede sola. Noia anche quella, perché non ha senso. Gli uomini fanno spesso cose senza senso, chissà se lo sanno, chissà se si rendono conto che per semplificare complicano tutto. Come l'uomo in viaggio, l'amante della cliente rotondetta di Milano. Pare sia partito per l'Australia insieme ai figli e non si faccia sentire da venti o trenta giorni: dico io, che significato ha tacere quando basterebbe dirle "Non mi vai più a genio?". Almeno così credo io, perché è ovvio che a quell'uomo la mia cliente simpatica non va più a genio, ed è un peccato perché la trovo intrigante e più colta di tutte le altre, dovrebbe essere contento di tenersela vicina.
Che alba, è perfetta. Se non avessi perso tempo a infilarmi la divisa pulita, rigida perché l'ho stirata con mezzo occhio mentre guardavo la televisione, avrei potuto sedermi sulla riva del lago e aspettare. Mi piace aspettare. Avrei visto il buio, poi, una luce quasi immaginaria, un sogno di luce nascere dietro la collina. Avrei sorriso dentro (inutile sorridere anche fuori), e arricciato le palpebre per distinguere la realtà dal sogno, e seguito i movimenti impercettibili delle particelle d'aria sempre più rosse, più rosa, poi gialle e bianche. Avrei visto la forma tremula del sole allargarsi da un punto piccolo fino a una pancia schiacciata, rivolta in su, e un mezzo disco un po' più netto, poi, poi, poi. Il sole. Ecco, il sole. Come è banale, il sole, è sempre uguale eppure lo cerchiamo sempre. Lo usiamo nelle parole, nelle metafore d'amore: "Lui è il mio sole". Come se qualcuno potesse davvero diventare il sole o la luna di qualcun altro, come se l'amore desse garanzie e luce e calore oltre il limite minimo dell'euforia.- Come sei cinica.
Ho immaginato la voce di Valerio. Dice che sono cinica perché penso che l'amore sia un vapore poco più costante di quello di una pentola di acqua con il fuoco sotto. Invece sa che ho ragione, ma non gli va di ammetterlo. L'amore è parola, l'amore è sesso, l'amore è una cosa bella da immaginare quando si sentono i nervi tesi e fibrillanti nell'attesa di qualcuno, ma non è molto più di questo. Un'emozione, forse. Tutto lì. Se mi lasciassi rapire dall'alba che vedo nascere oltre il lago, sopra la collina, potrei perdere la fantasia dentro il fascino di istanti che non sono altro che dettagli di vita, frammenti minimi piccoli come spilli che bucano la pelle e lasciano un vuoto difficile da riempire. Ma va. Ho dormito grosso, la notte scorsa, finalmente il letto era largo e vuoto. Ero sola. E mi veniva da ridere. Perché Valerio al telefono ha detto, qualche giorno fa:
- Se mi chiedi di fare sesso con te devo dirti no.
Che presunzione. Che ridicola, eterna e triste presunzione. Il sesso è tanto facile da trovare, è lo scambio più intimo e disponibile tra due persone: se lo volessi adesso, su questa strada deserta e addormentata che scivola rotonda e dritta verso l'albergo dove lavoro, potrei telefonare a Dario, oppure a Luciano, o anche a Giuseppe. Si precipiterebbero qui, abbandonerebbero il letto caldo con le mogli o le compagne intabarrate nella camicia da notte con le pieghe, e arriverebbero al loro meglio. Cioé eccitati e duri. E mi divertirei, sicura che ognuno avrebbe pronto un repertorio di mani e lingua e altro per strapparmi gemiti sudati. No, non dovrei aspettare Valerio per il sesso che rende i miei occhi brillanti e il corpo tonico. Ma è inutile dirglielo, lo lascio navigare nell'illusione di avermi scavato un buco nel cuore: gli piace tanto pensarlo. Gli piace dire a se stesso che è andato via e se volesse ritornare potrebbe farlo, e sarei sulla soglia a lanciargli fiori e ghirlande sulla testa, unta di unguenti profumati, e trepida.
Ma dai. Come se non sapessi, se non avessi visto. Gli uomini come Valerio vanno a mode: ieri c'ero io, oggi c'è un'altra che non faccio la fatica di immaginare, domani ci sarà una donna ancora diversa. Amesso che prima o poi non cada anche lui, come tutti, nell'uragano dell'illusione, si sposi e si penta pochi giorni dopo. E non sappia più come cavarsela.
L'amore non esiste, vorrei dirlo alla luce che ormai riflette sul parabrezza e tra pochi minuti mi scalderà le spalle quando lascerò l'automobile nel parcheggio ed entrerò in albergo, pronta a massaggiare corpi ricchi e sfaccendati. Non esiste, ed è meglio così. Sai che noia se il gioco di prendere e lasciare, partire e ritornare fosse vero, se ci fosse un granello di polpa nella vasta distesa di aria vuota che ci raccontiamo per rendere la vita più colorata.L'amore. Che bugia stupenda. La lascio ad altri. Adesso ho da lavorare.
Che non si debba aspettare un uomo in particolare per avere il sesso mi pare evidente. Una donna come quella che qui parla, che possiamo solo immaginare come vogliamo che sia ma certo è intrigante, non aspetta mai troppo per riempirsi il letto di membra vogliose di lei. Il piacere arriva, soprattutto quando si è sgombri di impedimenti come la testa di questa donna che lavora in un albergo affacciato su un lago e scrive appunti su fogli sparsi. L'alba dipinge il volto con gli occhi luminosi e il corpo tonico, riscaldera' le spalle e il cuore. Belle pennellate di vita e cinismo (che nasconde poesia).
Scritto da: GF | 10/05/2009 a 18:45
Cinica, forse qualcuno che le voleva rimborsare una spesa fatta per amore ha lasciato duecento euro al portinaio e l'ha innervosita. Un feudatario con fidanzata sciampista?
Io, povero scrivano, non so capire
Scritto da: Just me | 10/05/2009 a 19:36
AHAHAHAH! Giovanna, le tue frequentazioni recenti mi piacciono molto più di quelle VECCHIE in crisi di giovanilismo. Bravo signor Just me!
Scritto da: GF | 10/05/2009 a 21:06
Posso? Mi congratulo anch'io! Il feudatario non è pratico di signore...
Scritto da: Lorenza Caravelli | 10/05/2009 a 21:12
Mettiamola così, consesso bloggaro di amici di MariaGiovanna: i feudatari in crisi da andropausa si astengano dall'esprimere la propria interiorità ove io potrei passare e ove la nostra scrittrice e' amata con tenerezza e passione
Scritto da: Just me | 10/05/2009 a 21:16
STOP! Commenti letterari e aulici, per favore. I feudatari sono fuori dal mio orizzonte. E mi hanno anche un po' annoiato.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 10/05/2009 a 21:58
Poiché condivido la noia per i feudatari, favoriamo il naturale processo di mummificazione (peraltro già in stato avanzatissimo)
Scritto da: Just me | 10/05/2009 a 23:05
ieri ho avuto problemi a lasciare un commento sul blog. Volevo sottolineare che ho apprezzato molto questo brano, per la straordinaria capacità di disegnare l'affresco mattutino con tinte poetiche. Davvero suggestivo. Leggendoti ho visto spuntare il nuovo giorno...
Scritto da: Gian Paolo Grattarola | 10/06/2009 a 22:28
Per bere estasiati le gocce di giorno che compaiono, quell'alba che a volte ci si mostra davanti ai nostri occhi, tanto vera perche' sfuggevole, e' necessaria come l'illusione di un amore che ci sottrae dal pensiero troppo ridondante che possa essere vero!
Molto affascinante questo racconto!
Scritto da: Carla | 03/10/2010 a 08:43
Ciò che accade è nella testa della protagonista, c'è solo lei con un corollario di persone che girano e appaiono fuggevoli. Bello questo racconto, scintilla di luce sul lago.
Scritto da: Luca | 03/10/2010 a 08:49