Esistono giorni di parole sciolte. Considerazioni che uno può leggere, se gli va, oppure tralasciare a pie' pari senza che il corso delle ore cambi di un soffio.
Oggi è uno di quei giorni. Perché sapete, che si leggano oppure no, le parole sciolte escono e hanno bisogno di fissarsi su uno schermo, o sulla carta, o su qualsiasi supporto che poi le faccia leggere.
Insomma. Sono arrivata a Todi ieri sera, dopo un viaggio solitario che ha fracassato la mia schiena (guidare sulla E45 è sempre un'esperienza, schiena a parte: mi sono specializzata in chirurgia generale a Perugia nel 2006, quindi per almeno sei anni ho percorso giù e su la E45; che poesia ritrovarla uguale, senza luci e con i lavori e le deviazioni, e le uscite nelle stradine che cedono sotto il peso degli autoarticolati a cinque all'ora sui tornanti). Quando guido da sola, ascolto musica e penso troppo. Peculiarità della scrivente è, da sempre, l'eccesso di pensieri che diventa avvitamento tortuoso intorno al niente.
Ho pensato a un panorama bello e brutto di volti e fatti recenti, a quanto abbia perso e quanto guadagnato. E quanto abbia accettato senza che fosse realmente necessario.
Per esempio. Ho incontrato una persona molto bella, alcuni mesi fa: è stato un piccolo miracolo, un gioco di simpatia e affinità che mi ha lasciato un segno luminoso nella testa. Non so se questi incontri debbano restare confinati entro limiti del sogno oppure se possano, con pazienza e casualità, tradursi in amicizia, tuttavia ho provato, e il tentativo mi è sembrato reciproco, a tenere vivo uno scambio epistolare (veramente, uno scambio di SMS e messaggi email: ormai consideriamo anche questo uno scambio epistolare) e di telefonate gradito, mi pare, a entrambi. Solo che. Sono stata in una città del Nord, non importa quale, e ho incontrato la persona-miracolo che passeggiava per strada in compagnia di una donna. Niente di male, visto che con lui (sì, la persona è di sesso maschile) non è mai esistita una relazione, e neanche un'avventura sessuale: di altro si trattava! In ogni modo, l'uomo mi ha vista e ha palesemente evitato di salutarmi. Ho pensato, lì per lì, che fosse distratto, che il mio passaggio a meno di dieci centimetri da lui non fosse stato notato; quando l'incontro si è ripetuto, l'assenza di saluto, di un minuto e mezzo di reciproche presentazioni (quando è assente la colpa nascosta, ritengo scontato che si dia priorità all'educazione), è diventata un ululato. Per rendere tutto più breve, l'uomo che avevo incontrato in più occasioni per un pranzo veloce, una chiacchierata profonda, una passeggiata da niente ha finto di non conoscermi. Prima volta che mi capita, giuro. E successivamente i suoi messaggi sono andati avanti come se niente fosse accaduto. Il non-saluto non è successo, voilà.
Se fossero qui con me alcuni amici che mi conoscono bene, sorriderebbero e commenterebbero:
- Ci vuole altro, con te!
Che vuole dire tutto e niente. Ci vuole altro perché perdono l'imperdonabile, salvo poi infuriarmi nei momenti meno prevedibili della vita, e ci vuole altro perché in questo misterioso 2009 psichico (la mia amica Gemma ha detto che è un anno psichico) mi è capitato di peggio. E di meglio, anche. Sorvolo, qui, sul significato di "di peggio" perché avrò modo di parlarne più in là, altrove. Dico solo che la mia riflessione da viaggio solitario con marea montante di dolore alla schiena ha prodotto anche la consapevolezza che quel "signor di peggio" deve vergognarsi in ogni caso, anche quando provo a dipingerlo di indulgenza e perdono. Ci sarà tempo. Ma una cosa è chiarissima: ci si perde ormai con una facilità deprimente, e non sempre è necessario. Beato chi sa fare a meno degli altri perché è passato oltre; se penso alle persone che sono arrivate nella mia vita in questi ultimi mesi mi sento grata e felice, e incredula: perché dovrei rinunciare a qualcuno? Non capisco. Requiem, su questo argomento.
La stanza dell'albergo di Todi è piccolissima, ma sto bene nelle pareti oblique che danno su un balconcino dove ho accatastato giornali. L'edicolante mi ha fissata con pupille frementi quando ho chiesto tutti i quotidiani che ho trovato in vendita (tranne uno, non dirò quale), poi ha dato uno sguardo alle mie spalle e ha commentato:
- Ah, lei è con il gruppo di Todinsieme.
Ha indovinato, l'uomo giovane e bello con l'accento milanese che vende giornali a Todi. Ha giudicato dal fascio di quotidiani e pensato che facessi parte di un gruppo di... Non so cosa. Un gruppo, comunque, estraneo alla città e giunto qui per discutere e approfondire. Approfondiamo, dunque. Un amico, Emanuele Caroppo, ha lanciato su FB una piccola discussione che secondo me ha avuto meno seguito di ciò che meritasse: su FB non si discute, si accenna e i messaggi vanno tanto in fretta che si fa appena in tempo ad accorgersi dell'esistenza altrui. Peccato, ogni volta che si creano i presupposti per stabilire relazioni si accelera e banalizza tutto, e si passa oltre. Insomma, Emanuele ha parlato di chiacchiere e discussione. Ormai si chiacchiera, non si discute più. Sacrosanto. Vi viene in mente un'occasione in cui abbiate discusso, discusso sul serio e non chiacchierato? A me viene in mente VeDrò, spero che in futuro mi verrà in mente questo TODINSIEME, e penso anche agli incontri che Mariangela Guandalini organizza a Parma. E, per essere sincera fino in fondo, includo nelle discussioni rare e preziose gli scambi con l'uomo che non mi ha salutato di recente: quando si accorge che esisto, sa essere superiore a tanti altri. Oltre non riesco ad andare. Un'associazione di idee spontanea, mentre rileggo le ultime frasi, va ai commenti in questo blog: quando pubblico pensieri sciolti, riassunti di eventi, ho pochissimi commenti. Meglio scrivere l'erotismo (attenzione, chi mi conosce sa che l'erotismo per me NON è una sottocategoria sensuale della vita e della scrittura, ma è fondamentale) oppure gli amori mozzati che sono tipici del mio stile. Così va l'esistenza.
Domani pomeriggio si va verso Pontedera. Incontrerò nella mia casa di Firenze Lorenza Caravelli, mio fratello Filippo Gatti ed Elisabetta Mandelli e andremo a Pontedera. L'Era dei Libri è il primo festival di letteratura indipendente che mi abbia ospitata quando uscì "Una storia ai delfini". Posso dire di avere avuto il mio primo incontro con i lettori, là. Anche a questo pensavo ieri in automobile, mentre qualche neuroni sciolto riordinava i personaggi del romanzo che ho appena finito di scrivere e riprenderò stasera: Pontedera, l'Era dei Libri, Valentina Filidei e Marina Sarchi. Quanto voglio bene a Marina Sarchi di Librialsole! Comunque. E' capitato tutto ciò che poteva capitare in questi anni, più o meno (faccio volentieri a meno di scoprire eventuali, ulteriori sviluppi negativi, mentre resto apertissima al bello e buono e piacevole), e domani ritornerò in una cittadina che mi conosce e mi ha sempre accolto con affetto. Alla presentazione, insieme a Eliana Liotta (direttore di OK Salute, RCS), vedrò volti noti, ma mi accorgerò anche di assenze che hanno detto più di qualsiasi stupido, vuoto, sterile discorso su amicizia e gratitudine. Porterò il mio corpo di oggi, le testa di domani, le emozioni fortissime e ormai libere che provo. E vedremo, con buona pace di chi vorrà evitare di esserci e ringraziamento da parte mia a chi verrà.
Chiudo, ora. Lo faccio con un pensiero slegato ma profondo. Oggi viene consegnato, in IEO a Milano, il premio di studio "Floriana Andolfi Diomelli": un senologo e un oncologo medico dediti all'attività clinica e di ricerca sul tumore al seno (due uomini, non protestate: per curriculum hanno vinto loro, e in IEO i medici sono donne in maggioranza; questo anno va così) riceveranno un importante riconoscimento in memoria di una donna cui ho voluto molto bene. Bravi. Sono fiera di voi, lo sarebbe anche Floriana.
Sipario.
A metà strada tra la vanità delle chiacchiere e la finalità precostituita che ogni discussione nasconde, mi acconterei - si fa per dire - di una maggiore presenza di dialoghi, terreno fertile per menti aperte e con un forte orientamento ad accogliere nuovi punti di vista. Le tue parole sciolte fluiscono bene,Maria Giovanna, e non sono affatto chiacchiere.
Scritto da: Marco B. | 10/02/2009 a 10:39
Voi donne di cultura vi fate fregare quando mettete in moto l'intelligenza. Ti stimo e ti leggo, mi sento di dirtelo: chiunque sia l'uomo che non ti saluta, agisci di pancia e non di testa. Fuori dalla tua vita, basta! Idem per altri cui accenni velatamente, fuori tutti. Niente intelligenza, oltre un tot la cultura rende fessi e gli altri ne approfittano.
Scritto da: Beba | 10/02/2009 a 11:17
Oh, ma quanto hai ragione, Beba! Verissimo
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 10/02/2009 a 12:43
Bellissimo pezzo, un deciso passo avanti dell'anima eterea e irreale (perche' troppo sensibile e buona per la realta') di MariaGiovanna. Giovanna, per me. Lasciare indietro chi ci ha dimostrato cattiveria, indifferenza, mancato rispetto non e' sbagliato, e' bene per tutti. E molla questo iPhone, hai gli occhi rossi (riflettori addosso e calura non aiutano, vero?)
Scritto da: GF | 10/02/2009 a 19:43
Credo che la tua amica Floriana sia fiera di te, non solo per l'onore alla sua memoria ma anche per la forza d'animo che stai dimostrando in tanti frangenti difficili. Buona presentazione, bellissima donna
Scritto da: Just me | 10/04/2009 a 01:51
Cara MGiovanna,
Mi sono trovato anch'io in una situazione analoga. Al di là dell'ovvia sensazione di spiacevole disgusto che si prova, a lasciare il segno più profondo è il tormento che ci assale per aver condiviso parte di noi con chi non ci merita. Un veleno che ci resta dentro e che non riusciamo ad espellere facilmente, perché non vorremmo credere di dover sopravvivere all'ennesima manifestazione della perfidia umana.
Un abbraccio
Gian Paolo
Scritto da: Gian Paolo Grattarola | 10/04/2009 a 07:45