Ogni tanto cerco giorni e scritture passate, mi chiedo quanta strada sia tra me e i pezzi che ho lasciato nella memoria del blog. Lo faccio quando la pulsione a scrivere è sottile, aspetta un incipit, un'occasione al di fuori dei "lavori" in stesura. Difficile da spiegare (inutile, anche): è una vibrazione piccola densa di inquietudine, sussurra qualcosa che si chiarisce solo dopo, quando il canale è aperto e le dita buttano giù parole.
Questa sera è accaduto e, con la nausea di una difficoltà di giudizio acuta, dolorosa, ero pronta a rinunciare: ho scartabellato il blog e cancellato troppo, sull'onda del malessere che mi toglie leggerezza. Nell'ultimo gesto delle dita, in un clic che ormai credevo simile agli altri cioé sterile, deludente, privo del gusto di una scrittura riconosciuta accettabile, sono arrivata qui.
"Potrei scrivere", il titolo dice niente. Ma, si sa, i miei titoli sono brutti: fosse per me metterei colori o numeri. Meglio colori. Infatti aggiungo al vecchio titolo "parole blu". Le avevo promesse, le parole blu, ora le ho trovate. Mi sono fermata a leggere queste righe e ho ricordato la donna che, a una festa di quasi due anni fa, ha ballato felice e mi ha detto alcune cose. Cose che porto nel cuore anche se non si sono avverate, anche se la sua profezia è stata illusione per lei, e per me.
Non dirò cosa mi abbia detto la donna alla festa, ho avuto la strana e (per me) inusuale saggezza di nascondere la parte maggiore del discorso anche a suo marito, quando me l'ha chiesto. Tanto, la condivisione di istinti che avevo con quella donna sarà sempre incomprensibile per chiunque. Tranne noi, lei e me. E a me basta, anzi per me è tutto: sapere che ci siamo comprese, amate, odiate, di nuovo amate e strette in un abbraccio è un possesso vero e intimo che nessuno potrà strappare o mettere in discussione.
Pubblico di nuovo nel presente ciò che era diluito nel passato. Perché quella donna che ballava due anni fa adesso è morta. La porto nel cuore insieme ai segreti che ci siamo confidate a vicenda. A lei dedico queste parole blu.
Questa sera ritornavo in una città che non mi piace e lasciavo il cuore indietro, e ricordavo una festa e musica e danze. E una donna felice, che ballava insieme a noi. Noi vivi. Insomma, potrei parlare della storia ma non riesco a cristallizzare emozioni straordinarie in frasi lineari da buttare giù e correggere. Perché possano essere lette.
Si dice che mi esponga, butti la mia vita in pasto. La verità è che si vede ciò che si vuole vedere. Si può fraintendere l'invenzione e prendere per vera una bugia, si può scartare la verità perché inverosimile o banale. Non credo di esporre me o altri, espongo l'instinto di mani che scrivono. Sono pronta a rispondere alle obiezioni, pronta a chiudere in un silenzio che scivola via il massimo dell'incomprensione trasformato in pettegolezzo sudicio perché ad altro non ci si può aggrappare. Mi sono arrabbiata, di recente. Il motivo non ha importanza qui, in questo spazio di tutti. Ce l'ha per me ma non cambia il fluire delle parole e non interessa chi legge. Si arrabbiano in tanti, poi passa. Oppure no. Come le lacrime, quelle che mi vengono ogni volta che ripenso alla donna che l'anno scorso ballava felice e oggi non balla. Credo.
C'è una retorica che odio, la beatificazione di chi è andato per non ritornare, che fa perdere la visione. Quella vera. Vorrei che mi si ricordasse con le ombre, anche, non solo con il sorriso e la benevolenza e la generosità che sempre si dicono. Vorrei che la nostalgia per la donna che ballava felice fosse l'equilibrio di ricordi esatti, per lei e solo lei. Con la gioia e il dolore e la rabbia e i litigi, e le ore belle ma così belle che non si può più dire. Vorrei che la vedeste ora, con i miei occhi. Nella luce.
Insomma. Vorrei che ballasse ancora, felice.
Arrivo in una città che non amo e riparto in fretta. Potrei scrivere, forse.
LEGGO DI ISTINTO E TI RISPONDO PER ISTINTO.
Forse anche una spiaggia per quanto deserta possa essere,avrà sempre un suo firmamento allegro.Libero,svincolato,irruento come un bimbo naturalmente burlone che gioca a nascondersi dentro e sotto il mare per confondersi senza frontiere.Riemergergendo firmamento allegro che rapina sole luna e stelle con la terra che applaude nella nudità del mattino e coprendosi alla sera.
Ci sono comunque sentimenti che non si possono scrivere se non vivendoli con l'unica eccezione di diventare sangue blu di poesia.E poesia che parla di frutta con aromi impregnati di quel vagabondo firmamento allegro, stupito solo da tutti quei duelli.Bianca 2007
Scritto da: BIANCA 2007 | 02/02/2009 a 09:38
Blu. Bianca, nel tuo commento di quel tempo parlavi di blu. Parole blu.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 12/20/2009 a 18:56
FACCIAMO "INDACO" OGGI,MARIAGIOVANNA?...
Un bacio rosso,blu,indaco o...un colore da inventare. Può andare?...E se c'aggiungessi il "Libiam ne' lieti calici che la bellezza infiora" spunterebbe anche quel "firmamento allegro" che sopra la neve è a dir poco un monello di strada? Che ne dici?...Oggi mentre cantavo in una piazza che mi faceva tanto Toulouse-Lautrec al Moulin Rouge sentendomi strana e un pò fuori posto,mi sono guardata attorno incerta se restare o scappare,poi ho visto le facce livide e puntate e son scoppiata in una fragorosa risata liberatoria che ha galvanizzato tutti inclusa la mia voce e...voilà come tutto se pò trasformà! Bianca 2007
Scritto da: Bianca 2007 | 12/20/2009 a 20:14
Tu sai che io do al blu una valenza tutta mia, è il colore della diversità positiva. E' blu chi è diverso dagli omini e dalle donnine tutti verdi e omologhi, indistinguibili fra loro, e spicca vistoso, sfacciato, scomodo, con quel blu brillante come l'inchiostro virtuale che hai usato che si legge in due modi, con gli occhi e con l'anima.
Parole come queste possono essere solo blu, e staccarsi con una differenza violenta dal giallo-miele della retorica nel ricordo di certi addii. Blu. Come certe magnifiche, inimitabili eccezioni.
Non so se balla. Ma sarà contenta, lei.
Scritto da: Lorenza Caravelli | 12/20/2009 a 20:42
Succede anche a me di cancellare o buttare via scritti passati, o pentirmi tardivamente. E' normale. Bellissimo distillato di parole.
Scritto da: Just me | 12/20/2009 a 21:38
Bello anche per me, auguro a quella donna di ballare felice e finalmente libera. Non deve avere vissuto felice, e sono certo che a te non augurasse i medesimi suoi tormenti (per un giorno di danza felice, anni di follia al suo fianco)
Scritto da: GF | 12/20/2009 a 21:54
Bella la risata fragorosa che scuote e restituisce dimensione e senso, Bianca.
Just me, ero in fase distruttiva di ciò che stava nel passato. Scrittura, prima di tutto. Mi sono fermata per pensare.
gf, anche io ho capito molte cose del discorso che la donna mi fece quella sera di gennaio, e ho capito anche altro, tutto l'altro che sta nelle nostre conversazioni non sempre dolci e rilassate; mi ha fatta crescere, senza dubbio
Lorenza, sono con te sul blu. E anche sulla retorica del ricordo di certi addii: con la neve che cade fuori dalla portafinestra e una sordità ottusa da freddo e raffreddore capisco che ormai ciò che fu è sepolto, non esistono cose da buttare perché si sono già buttate da sole. Come uno stupido regalo aziendale con un biglietto prestampato dentro, e la firma con il cognome prima del nome (orrore). Impossibili da confutare o rimuovere perché già morti in partenza.La nota che ho scritto in FB su quel regalo aziendale non è comparsa qui nel blog, in ogni caso ho capito molto di me e dell'indifferenza calata su un certo passato quando ho osservato quel dono, il foulard prezioso, e ho detto "Beh, ma perché no? Butto il biglietto e tengo il foulard". Ecco, quando non vale più nemmeno l'ultima fiammella estinta di "principio" significa che qualcosa, qualcuno si è buttato via da solo. Ho scherzato con amici su quanti foulard uguali siano stati acquistati, e quanti biglietti firmati con il cognome prima del nome. Voilà.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 12/21/2009 a 15:09