Lenta. Mai stata così. Spingo il tempo oltre la necessità e spruzzo la passione agli angoli nascosti. Eppure sono lenta, oggi.
Il treno regionale di stazione in stazione trascinava nuvole grigie di pioggia rada: gli occhi seguivano il cammino nella campagna brutta di palazzi bassi e scrostati, attraversavano luoghi che per anni ho sentito miei. Ho sorriso quando si è fermato a una certa stazione, ho mandato amore silenzioso e mi sono nascosta dietro il finestrino più opaco che sono riuscita a trovare. Perché non è più logico dire ciò che non può essere detto, e chi mi cerca sa che potrà trovarmi sempre. Gente che parlava al telefono a voce alta ha raccontato traumi scolastici, equazioni differenziali che mai riuscirò a capire e posti di lavoro nuovi e ancora precari. Un manifesto senza troppa fantasia parlava del carnevale di Viareggio. Avevo un libro in mano, sottolineavo frasi indimenticabili con la tentazione di riempire le pagine di segni: l'ho scoperto grazie a una persona, al mio Edward che sta da qualche parte e, sono certa, sorride. Il telefono vibrava, vibrava, vibrava: messaggi si affastellavano e irritavano i nervi placidi ma acuti, la malinconia spenta di un viaggio che ho ripetuto cento volte sfilacciata dalla scoperta di un buco opaco là dove, tante altre volte, intuivo gioia.
Lenta, anche adesso. Bach solleva pensieri che non condensano racconti o erotismo o gesti di impeto straziante. Riconosco i concerti e aspetto che arrivi il tempo per alzarmi dalla poltrona, ammiccare a Adriana e portare in casa il sushi. Ho in testa una risposta data con la cattiveria della rabbia, sono certa che non sia stata compresa e non mi dispiace: inutile spiegare che avrei voluto. Desiderato con la leggerezza di un'amicizia che non c'è. Ma sembrava possibile. Non importa, niente importa sul serio. Ho libri accanto. Potrei diventare ogni cosa o niente, trasmigrare in case che non conosco o ricordo appena, respirare aria nuova o stantia in un boccone da masticare con il languore appassito della testa voltata indietro. Ma no, così non si deve. Così non è.
Infelicemente felice, l'ho letto nel libro che Edward mi ha permesso di scoprire. Per la prima volta, alle soglie di un quarantennio che non ho molta voglia di raggiungere, so cosa significhi: infelicemente felice. Ci sono risposte che non darei, domande rimosse e chiuse sotto la lingua, gare di velocità che non mi interessa vedere: conosco le poche, cristalline e assolute priorità che sono bisogno e istinto, il resto scivoli meglio che può. Oltre non vado. Il difetto che dovrei cancellare è scendere nelle mischie che non mi appartengono, pollai pennuti e sporchi così distanti da farmi sentire ancora più estranea. Ho dovuto scegliere le persone, guardare a destra e sinistra e capire chi fosse falso: ho seguito l'anima, e non mi pentirò per questo. Chi resta nel parcheggio squallido del sorriso falso avrà la stessa me, che sa di essere usata. La rivoluzione di una me strumento che infila parole e bugie con i sospiri.
Lenta, vedete come non riesco a creare guizzi? Ho progetti da materializzare con la scrittura veloce e intensa dei giorni soliti, ma questa sera, mentre una sirena parla di ambulanze che corrono oltre l'Arno, non ho altro che pace inframmezzata a ansia scintillante a stilettate. Da addomesticare. Felice, infelicemente. Perché chi scrive non può agguantare la felicità gratuita, non è dato, non deve. Il velo di sguardo crudele sulla realtà, sul sesso sudato che sa perdermi, sulle parole di amori perfetti mi rende ciò che sono. La distruzione dell'incanto in un eterno paese delle meraviglie. Ho tentato di spiegarlo, questo paese che alcuni hanno intravisto ma nessuno ha saputo comprendere: sarebbe sufficiente seguire la mia onda, accettare che la realtà che stringo, l'unica accettabile, sia l'invenzione comoda e piena che la mia mente ha costruito, non sembra difficile. Pesci ascendente pesci, qualcuno dice che è importante: sognatrice, creativa, ipersensibile. Che siano stelle o ora e giorno della nascita interessa poco: lasciatemi i confini tenui e paffuti del mondo che ho voluto, non bucateli con i punteruoli del tradimento gratuito che in fondo interessa a nessuno. E' faticoso provare rancore, non ne sono capace, è sciocco perdersi nelle beghe infantili della polemica che non crea respiro o vita. Ho chiesto a amori e incontri da niente di prendermi così, come un'Alice irreale persa in un castello dai muri fluttuanti, ho chiesto di non sapere. Ma. Per Alice conta solo la passione tragica del vuoto che riempie di creazione. E il resto delude.
Ogni tanto penso alla terra che trema, a uno scoppio improvviso, a una frattura inspiegabile. Stringo i denti come se stessero arrivando. Allungo la mano e ne cerco un'altra, non sempre è quella giusta, e se è giusta mi spavento e scappo. Perché l'amore giusto è una fiamma che fa male quando si spegne. E l'amore, poi, che non esiste, non è altro che fluido fallace e incandescente di illusione: porta via la mente e intorpidisce le dita che devono scrivere. Ecco, è questo, forse. Ritirarsi e non capire. Eppure, a un certo punto della vita è scomparsa un'ombra tormentata che credevo di amare e sono arrivate luci dense e radiose di genuina gioia. Ho avuto, ho uomini e donne che sanno regalare carezze, e canzoni dal ritornello allegro, e telefonate a sorpresa nelle sere fiorentine. E corpi, se li voglio. Ho creduto che l'ombra nera di un uomo solo e tormentato fosse il segno delle scelte che non sapevo fare, deve essere così. Il più grande dono è stato andare via. Oppure no, non mi soffermo su sabbia scipita volata indietro.
Mi alzo dalla poltrona. Pesce crudo senza altro. E, lenta, riprendo il computer tra le mani. Insieme ai libri e alla neve che, dicono, ricopre Milano.
Palazzo Vecchio sorride.
Ci sono momenti di coscienza acuita e vigile che intridono di consapevolezza. Infelicemente felice, come lo capisco. O lentamente guizzante, è lo stesso. Siamo tutti affollatamente soli, anche se nella folla brillano le nostre persone
Scritto da: Lorenza Caravelli | 01/29/2010 a 20:51
non ho mai avuto una sensazione così forte di nudità di fronte alle persone
e semplicità, insieme
la delusione e la consapevolezza gioiosa di avere incontrato uomini e donne speciali, che hanno compensato e superato ampiamente la disumanità delle perdite (di alcune perdite, non tutte) si fondono in un silenzio necessario
oltre a questo, il cammino inevitabile e intimo, ma anche estremamente palese, della scrittura crea la grotta (o castello, o spiaggia, o picco innevato) in cui solo uno è ammesso e non altri: solo io, nel mio spazio interiore
in verità accolgo più di prima, da una posizione di solitudine che sa condividere meglio i momenti
il libro che Edward mi ha fatto scoprire è "Una solitudine troppo rumorosa", un sentiero oscuro e travolgente nella scrittura
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/29/2010 a 21:16
Non e' evoluzione, Giovanna, e' presa di coscienza. Hai tirato fuori un pezzo meraviglioso prendendo coscienza di te, te vera, lo scrittore. Hai un mondo solo tuo e non capisci che gli altri non devono necessariamente accettarlo! Esiste e basta, viene prima di ogni relazione umana. E' la vita di ogni scrittore e simile comprende e attrae il simile. Mi stupisce la tua altra vita invece, durata ormai troppo: sei scrittore e finalmente lo sai, non rovinarti di dubbi e tormenti che si aggiungono ai normali tormenti dell'artista. Un bacio
Scritto da: Scriptor | 01/29/2010 a 23:48
"... gli altri non devono necessariamente accettarlo! Esiste e basta viene prima di ogni relazione umana".
Forse sta lì il segreto.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/30/2010 a 09:21
Va oltre ogni relazione umana perché chiunque ambisca a frequentarti deve fare i conti con il tuo mondo semplicissimo da rispettare e anche molto gradevole: purtroppo i superuomini sciocchi a volte si lasciano trasportare dalla cecità e frantumano il castello incantato.
Pezzo davvero bellissimo!
Scritto da: GF | 01/30/2010 a 16:54
Quanta me sento in questo pezzo mg! Anch'io. Ho fatto giri su me stessa e ho visto dagli sguardi chi fosse il caso di tenere, chi fosse il caso di mandare via. Ce l'ho fatta... Ho ancora da fare qualche giro, forse. E sarà terra bruciata per tutti quelli a cui servivo, ai sorrisi falsi e splendenti a mille denti che non raggiungono l'anima. L'anima sceglie. Non tradisce...
Meglio la prossima primavera in mare con gente ipocrita e brutta sparita, no?
Un abbraccio donna dalla penna incantata!
Scritto da: Sandra Mazzinghi | 01/31/2010 a 15:03
La scrittrice dottoressa Maria Giovanna Luini è dotata di profonda sensibilità. E' una persona intelligente, colta, ricca di umanità e fantasia. La lettura del suo libro "Esser grandi è una fiaba" è piacevole, scorrevolissima, colorata e accattivante; il riferimento al mondo incantato di maghi e di fate, dà valore a un bonario e saggio ottimismo, ricco di insegnamenti e riflessioni valide, anche se a volte, o almeno apparentemente, convenzionale.
Certamente, si può morire in una perla nascosta dentro le barriere del nostro egoismo, o possiamo difenderci con l'indifferenza, dal cra - cra degli invidiosi, oppure scomparire nel mare del nostro piccolo pensiero "fuggito da una mente distratta" mentre intorno a noi risplende la bellezza del creato, e addirittura possiamo sentirci soli, malgrado i doni ricevuti; a volte, purtroppo, dobbiamo scendere a compromessi se si vuole trovare la felicità (ma il "destino" rimane sempre nel mistero) come la casa che era "vuota ma non stupida"... difatti capì subito che il tentativo dell'aquilone, "era solo un modo per sfuggire alla tempesta" !
Ma, si può incominciare a sperare, andando alla ricerca di un lupo "nato dall'anima" , dopo aver risuscitato una casa dai muri antichi, o dopo il consiglio che il Fantasma, l'uomo col cavallo e col mantello, seppe dare a Lentezza, e riuscire a trovare una gioia immensa, come quella della "cercatrice di perle" che finalmente, abbraccia il suo uomo, guardando il volo della farfalla.
Un libretto, questo, che riesce,si ad acquietare e rappacificare il cuore, ma non a dissetarlo e a saziarlo.
Con affetto. Annamaria C.
Scritto da: Annamaria C. | 01/31/2010 a 20:49
che emozione e che sorpresa!
Grazie, Annamaria, che regalo meraviglioso mi ha fatto!
"Esser grandi è una fiaba", le piccole fiabe per adulti che tanti bambini hanno amato! Chissà poi perché ho voluto che l'editore aggiungesse "piccole fiabe per adulti": era pudore, credo, non mi sentivo all'altezza del linguaggio dei bambini. Ne avevo paura. Poi i bambini hanno letto le fiabe e mi hanno regalato interpretazioni indimenticabili, facendomi rimpiangere una parte di me che forse è stata soffocata dalla vita (vedi "Diario di melassa"). Un'esperienza bellissima è stata il festival "C'era una volta il castello" a Pontedera: sono stata là con "Esser grandi è una fiaba" e con "I racconti delle bacche rosse", e ogni volta i bambini mi hanno insegnato verità che da sola non avrei visto.
scrivere fiabe è impegnativo, molto
esprime di sè molto più di qualsiasi altra forma di narrazione, perfino più della biografia
perché scava, trasforma e tira fuori molto oltre la volontà e le aspettative
tante persone mi chiedono un altro libro di fiabe, chissà
per ora dico no, ma quando ripenso ai volti dei bambini, ai loro commenti e alle loro critiche scopro che forse, più in là...
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/31/2010 a 21:42
Sai cosa penso, le tue fiabe zen sono poesia assoluta e sarebbe molto bello che ne scrivessi altre
Scritto da: GF | 01/31/2010 a 21:50
nel 2009 non sempre ho avuto la giusta condizione di spirito per scrivere fiabe
ora è molto diverso
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/31/2010 a 22:22
Molto profondo e danzante, la scrittura sembra musica. Potrebbe essere letta in teatro, so che qualcuno già ti legge in radio e trovo l'idea azzeccatissima.
Le fiabe sono incantevoli e incantate ma sei donna di tormento e mistero, pathos ed erotismo, problemi complessi di relazioni che mancano o ci sono troppo: la narrativa tortuosa, il romanzo che colpisce e i racconti fulminei sono la tua dimensione.
Scritto da: Stefano | 02/01/2010 a 11:02
TUTTI
siamo "fruitori di "frantumi" meno di guizzi che abbiano la GIOIA dell'eternità.
Però ascoltando Bach mi ri-credo ed è fortuna MIA.Ciao MG.Sono rabbiosa e a ragione perchè con la neve "stabile" anche i microfoni ritardano nella sostituzione dei vecchi.Vabbè nell'attesa farò compagnia alla Sarah Brightman cantando insieme a lei "In Trutina".
Scrivi "lenta" che catturi,sai? Un bacio,Bianca 2007
Scritto da: Bianca 2007 | 02/01/2010 a 15:18
Ciao, Bianca! Ciao, Stefano!
Bianca, la neve è lenta come la mia scrittura di alcuni giorni. Stabile, proprio la neve? Chissà.
Stefano, avrei giurato dicessi così. "Donna di tormento e mistero".
Baci a tutti e due.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 02/01/2010 a 18:01
ciao ti ho mandato la richiesta di un libro "napoli ferrovia" su bookmooch...puoi accettarla ? grazie
Scritto da: luci | 02/01/2010 a 18:41
Ciao, non ho visto scusami. Non posso accettarla perché non ho ancora tolto il libro dal mio elenco: già dato a un'altra persona.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 02/01/2010 a 18:49