Ci sono pezzi di cuore e istinto che non si lasciano andare. Chi scrive sa che ciò che è pubblicato se ne va. Questo racconto no, va e ritorna. Che sia legato a me da catene impalpabili e misteriose è vero, lo so dall'inizio, da quando ha preso forma. Posso immaginare il perché, oppure è solo coincidenza. Non importa. Mi diverte rileggerlo, trovarmi oppure non riconoscere la scrittura e lo stato d'animo. Scommettere su come andrà a finire, questa volta. Eccolo di nuovo, con parti che hanno preso la mia forma attuale. Versione definitiva? Non so. Una versione, poi si vedrà.
- Non capisci, muoio d’amore per te!
Mosse di nuovo la mano tra i capelli scuri, fissandola. Marta spostò lo sguardo da lui alla finestra, poi al mobile bianco sporco che scricchiolava ogni volta che si apriva il primo cassetto. Alzò un sopracciglio notando che la giacca di Andrea era caduta dalla spalliera della sedia e si era infilata quasi sotto il letto.
Rise.
- Ti è caduta la giacca.
- Chi se ne frega della giacca, devi ascoltarmi. Fingi di non sentire, accidenti.
- Ma dai, ho capito. Muori d’amore. Anche io. Siamo morti da tanto tempo. Non dovremmo preoccuparci troppo: il nostro stato di defunti ci libera da ogni ansia.
Andrea scosse la testa e si coprì il volto con una mano.
- Non riesci proprio a accettarmi. Ho fatto per te…
Lo interruppe.
- Non iniziare l’elenco. Basta una sintesi. Sei venuto a letto con me, hai abbandonato a metà una riunione che in realtà non ti interessava, hai lasciato qui fuori l’autista e silenziato il cellulare. Non l’hai spento, è solo muto. Vibra quando ricevi un messaggio, sembra un martello pneumatico quando qualcuno telefona. Queste sono le cose che hai fatto, le ho elencate tutte o ne dimentico qualcuna?
Le parlò con tono paziente.
- Non posso spegnerlo. E’ impossibile. Se qualcuno mi chiamasse e lo trovasse disattivato scatterebbero le ricerche. Sai che casino.
Marta si spostò da lui.
- Lascia perdere, va bene così. Non voglio sentire!
- Tu devi sentire!
- Sono anni che ascolto le tue spiegazioni, le ho capite.
Le afferrò un braccio, la attirò a sé.
- Non sono sicuro che tu abbia capito davvero. Se l’avessi fatto sarebbe tutto diverso. Ti amo, per me sei importante. Da anni ti porto con me ogni giorno, ogni notte. Conosci ogni dettaglio di me, della mia vita. Mi confido come non faccio con altri, sono me stesso. Me stesso, capisci? Chi può dire di avermi come mi hai tu? E non c'è solo questo. Ti chiedo che cosa pensi delle mie decisioni, scrivi i discorsi e correggi i miei errori. Suggerisci i libri che devo leggere, ascolti i miei sfoghi e scegli le cravatte. E poi…
- … e poi vengo a letto con te.
Andrea chiuse gli occhi. Non la lasciò andare. Sussurrò:
- Sì, vieni a letto con me. Fai l’amore con me.
- E' vero. Sei stato il primo uomo che ho avuto. E anche adesso nessuno è come te.
Tese le braccia, scostandola bruscamente dal proprio corpo.
- Vedi altri uomini?
Marta scosse la testa. Non riuscì a tenere lo sguardo su di lui.
- Ma scherzi? Che domanda è?
- Una domanda importante. Hai amanti, vedi altri uomini in questo periodo?
- Oh, santo cielo. Sembri un bambino. Pensi che sia possibile vivere nel mondo senza avere la tentazione di innamorarmi di un altro? Sì, mi capita di uscire con qualcuno ogni tanto. Non credo tu possa protestare, visto che hai una compagna e scopi con decine di donne.
- Voglio sapere se hai un amante.
- Ce l'ho nel letto, qui.
- Non sono il tuo amante.
- Cosa sei, allora?
- Ti amo. Io sono io. Il tuo...
- Il mio cosa?
- Non so, sono io. L'amore, credo. Hai un amante? Dimmelo.
Sospirò, si lasciò cadere sul cuscino.
- Un amante. No, o forse sì. Ne ho due. Tre, anzi.
- Smetti, non…
Il telefono cellulare vibrò due volte, facendo rumore. Un finestra cigolò e si aprì all'improvviso, distraendoli. Il vento mosse le lenzuola.
Marta baciò i suoi occhi. Le braccia di Andrea la imprigionarono.
- So che vai a letto con altre donne. I giornali ci scherzano sopra. Tua moglie rilasciava interviste, diceva che il vostro rapporto fosse indistruttibile, e lo stesso fa la tua compagna adesso. Rapporti indistruttibili come la tua infedeltà.
- E’ vero. Però a te sono fedele, e sai cosa intendo. Da più di venti anni.
- Sei fedele, certo.
- E' vero che vado a letto con altre donne. Però.
- Però?
Andrea sospirò.
- Con loro scopo, con te faccio l’amore. Con Clara… Lo sai, lascia perdere. Anni fa ti ho proposto di venire a vivere a Roma. Ti avrei trovato un lavoro più bello di quello che ti ammazza ogni giorno, una casa in centro. Ti avrei visto tutti i giorni. Saremmo stati felici!
Marta sorrise, accarezzò rapidamente la sua tempia.
- Mi avresti messo in scatola. Avresti ridotto la mia aria, il mio spazio fino a soffocarmi. E poi non sarebbe cambiato niente: avresti avuto altre donne, temuto i giornalisti, il partito e le amiche di tua moglie. O della tua compagna. Avresti evitato di salutarmi anche solo incrociandomi al bar. Quando me l’hai proposto non eri famoso, adesso sei… Beh, sei tu. Io stessa faccio fatica a credere che tu sia veramente nella mia vita.
Andrea la strinse di nuovo. La guardò in silenzio mentre si lamentava e torceva la spalla per liberarsi.
- Mi fai male.
La baciò, tenendola ferma. L'alito sapeva di fumo.
- La cosa che detesti di più è sapere che nego di conoscerti, vero?
Marta riuscì a divincolarsi e rotolò su un fianco, poi si alzò dal letto. Camminò nuda verso la sedia, raccolse la giacca e la sistemò sulla spalliera. Passò una mano sulla cravatta.
- Non capisci… Non capisci proprio niente di me.
Andrea seguì con gli occhi le sue forme. Si sdraiò supino e sistemò un altro cuscino sotto la testa.
- Spiegami.
- Cosa?
- Spiegami, Marta, spiegami te stessa.
Marta si fermò, raddrizzando le spalle. Incrociò le braccia sui seni nudi.
- Fai di me quello che vuoi da anni e devo spiegarti me stessa proprio oggi? Tra mezz’ora devi vestirti e ripartire, ho un aereo alle otto.
Sorrise.
- Ti scriverò un messaggio email.
Andrea rise.
- Hai giurato di non darmi più la soddisfazione di parole d’amore scritte. Rimangono a lungo, troppo a lungo per la nostra serenità. L’hai detto tu.
Si avvicinò a lui e si sedette sul letto.
- Non ti scriverei parole d’amore.
Strinse i pugni. Le labbra diventarono bianche. Socchiuse gli occhi, incurante delle rughe che avvertì subito ai lati delle palpebre.
- Io…
La tirò con violenza, la fece sdraiare. Si mise sopra di lei. Avvicinò le labbra al suo orecchio. Parlò in fretta, ansimando.
- Tu mi ami, come io amo te. Ami me e il mio lavoro, il mio corpo, la mia freddezza e la mia incapacità di salutarti quando siamo fuori di qui. Amo il tuo cervello, il corpo, la voce, il sorriso, tutto quello che sei. Amo il desiderio che mi fa scopare con altre quando sei lontana, amo la tua gelosia quando capisci che ti ho tradito. Amo negare a Clara di averti rivisto e sapere che sto mentendo. Mi capita di immaginare te nuda e eccitata mentre parlo con lei, lo sapevi? Lo trovo anche divertente! Amo il pericolo, la tua intelligenza e la passione per la filosofia. Amo spacciare per mie le passioni letterarie che mi insegni a fatica. Amo la tua irascibilità, il carattere imprevedibile e libero, la presunzione e la dolcezza infinita, il tuo modo di fare l'amore e scappare, i silenzi e gli SMS ossessivi. Amo non sapere di che umore ti troverò, essere sempre incerto su cosa dire o fare. Amo quando mi togli i vestiti e sei una geisha. Amo guardarti mentre perdi il controllo quando siamo a letto, e amo la tua scrittura. Oh, da pazzi, la tua scrittura.
Le morse un orecchio. Riprese fiato e continuò a parlare.
- Tu ami i miei racconti sul mondo che frequento, i pettegolezzi che ti scrivo e i regali che ti mando. Ami pazzamente dominare le mie decisioni e incazzarti quando non ti ascolto. Ami sapere che non posso fare a meno di te. E hai ragione. Tu non mi lascerai mai. Io non posso fare a meno di te.
Cadde su di lei.
Ci fu silenzio.
Il cellulare vibrò due volte.
La giacca cadde dalla sedia.
Un colpo di vento fece chiudere metà finestra.
Due colpi alla porta. Una voce maschile.
- Presidente…
Andrea rispose, urlando.
- Sì! Arrivo, cazzo!
Le accarezzò un fianco. Mise una mano sul suo seno, la baciò.
Marta reclinò la testa indietro, respirò sempre più in fretta. Poi aprì le gambe.
Si guardarono facendo l’amore.
Andrea si rivestì poco dopo.
Si avvicinò al letto.
Le tese un pacchetto verde.
- Amore, questo è il mio ricordo fino alla prossima volta. Ti telefonerà il mio portavoce questa sera, io non potrò farlo.
Marta sorrise appena, accettò il bacio sulle labbra. Lasciò cadere il pacchetto verde sul letto, senza toccarlo. Lo seguì con gli occhi.
Andrea raggiunse la porta. Mise la mano sulla maniglia e si fermò, con il viso rivolto al pavimento.
- Marta, io. Ti amo.
Non attese risposta. Uscì. Nascose il volto con gli occhiali da sole, sistemò il nodo della cravatta. Salì sull’auto blu.
Rispose al cellulare.
- Sì, ciao, ho finito. Tutto bene. La chiami tu questa sera.
Rimase in silenzio. Quando parlò di nuovo la voce era strozzata.
- Non c’è problema. Scriverà i tre capitoli per il libro.
Lorenza, gli esempi di amiche e conoscenti mi dicono che le donne no, non sempre sono più avanti e più scaltre o mature delle ragazze in amore. Vorrei che fosse così, visto che ragazza non sono più.
E' vero però che la percezione teorica dell'amore è diversa. Le donne hanno una visione teorica più chiara, che difficilmente mettono in pratica perché così va la vita. Si sa cosa sia meglio o peggio o bene o male, poi quando ci si è dentro diventa tutta un'altra storia, a meno di eccezioni.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/10/2010 a 18:46
Raffaella. Ho parlato dei diversi tipi di "amore" (metto tra virgolette) poco tempo fa, in una o due puntate della posta del cuore (?). Dipendenza e bisogno sono motori enormi, per donne e uomini. Ma non sono amore.
Viviamo, in media, in un gigantesco fraintendimento che vale per tanti: l'AMORE globalmente inteso è una specie di calderone enorme in cui mettiamo (scusa se parlo con il "noi", non significa che valga anche per te) altri tipi di sentimento e emozione. Li viviamo come amore perché ci piace fare così, o forse perché sfugge il significato vero di "amare".
Il tuo commento, molto vero, è vicinissimo alla mia visione di questo e altri racconti, ma soprattutto alla mia visione dell'amore. Tra virgolette.
Un abbraccio!
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/10/2010 a 18:50
Il racconto e' di chi lo legge? Bene, lui la AMA
Scritto da: GF | 01/11/2010 a 01:03
Sai descrivere l'eros con la vivacità scarna di chi conosce davvero la sensualità. Che brava, questo racconto è stupendo.
Scritto da: Stefano | 01/11/2010 a 12:15
grazie, Stefano. L'erotismo è un punto controverso nella scrittura: alcuni ritengono che svilisca il contenuto e lo stile, faccia scadere la qualità (la levatura) dello scritto. Non alludo all'erotismo di questo racconto, ma ai racconti che pubblico su RossoScarlatto oppure ai romanzi, soprattutto quelli ancora inediti. Mi piace descrivere l'eros come è, senza la dissolvenza quando la fiamma si accende. Sono convinta che l'erotismo sia simile a qualsiasi altra parte della vita esprimibile in scrittura: dipende da come lo scrivi. Non so e non posso giudicare il mio modo di descriverlo o crearlo, ma ho in mente molti autori che ritengo importantissimi per la letteratura che hanno inserito nelle loro opere contenuti erotici molto espliciti.
Esiste un "a priori" nel giudizio letterario che non mi piace. E non condivido. L'a priori del genere giallo, per esempio: perché un bellissimo romanzo scritto da uno scrittore "alto" dovrebbe essere giudicato inferiore a priori, proprio perché giallo? L'a priori non è una buona forma di approccio all'arte.
Scritto da: MariaGiovanna Luini | 01/11/2010 a 16:16
Leggo soltanto adesso, arrivo dopo 25 commenti, ma che dire se non che certi amori si, vanno e vengono e questo descritto qui e' il paradigma di quegli amori che sembrano defunti per l'impssibilita' oggettiva di esplicarsi liberamente, ma che poi ad ogni incontro palpitano di una luce cosi viva che non si stanca mai ogni volta di rinnovarsi. Non si sa come andra' a finire, gia', si sa solo che ci sara' ancora un'altra volta e poi un'altra ancora ...e' sempre cosi con certi tipi di amore...
I dialoghi, le parole scelte, sono davvero quelle giuste, quelle reali, vissute...
Scritto da: Carla | 01/11/2010 a 18:00
Niente da fare, la nostra Luini sa descrivere l'amore e l'eros rendendoli mai uguali a se stessi. Riesci a creare conflitti e passioni come pochi altri. Questo racconto vivace, a pennellate rapidissime mai sbagliate (è assai arduo raggiungere un risultato accettabile con poche parole, sbaglia chi pensa che la sintesi sia un modo per semplificare), mi ha fatto pensare a Carver. Non per lo stile, ma tu che sei lettrice esperta sai che i racconti brevi di Carver sono l'espressione della bravura stilistica. La maturità dello scrittore si giudica dal lunghissimo o dal breve.
Scritto da: Luca | 01/12/2010 a 08:26