L'azzurro offende. Se non fosse velato da pochissima ovatta di nuvole appena accennate sarebbe difficile da guardare. L'aria che entra dai vetri aperti sul patio e, più giù, sul mare, rimbalza e avvolge il suo corpo nudo un po' chino. E' in piedi, il braccio destro appoggiato al muro di intonaco fresco: sente lo spessore massiccio della casa, la carezza della pietra levigata e resa candida da strati e strati di pennello. Dietro le tenda, resta in piedi e guarda fuori. Sente il respiro di Paola dietro di sè, con un vago odore di sesso misto al profumo che usa da anni. Sempre lo stesso.
- A cosa pensi?
Tuffa gli occhi nel mare. Non sa se sia più fermo del cielo, sembra così dall'altura dove è stata costruita la casa. Ogni tanto una barca si ricorda di passare e muovere le onde, e raramente si vede l'aliscafo che però fa un giro più largo e non ce la fa a farsi sentire. Cielo e mare hanno un confine che bacia e si interseca, sono uno dentro l'altro come era lei con Paola, pochi minuti prima. Adesso si affrontano con un azzurro che diventa verde in basso, ma non si capisce dove, e lei e Paola si affrontano stanche e rilassate una davanti all'altra: Paola è nel letto, pigra e coperta a malapena dal lenzuolo stropicciato, i capelli scuri impiastricciati dalle sue mani e dal cuscino che ha raccolto da terra e piegato dietro la nuca, lei invece osserva cielo e mare e si chiede banale e retorica dove finisca e uno e inizi l'altro. O forse si chiede altro, non lo sa.
- Giulia.
Sente la voce, ancora. Eppure il rumore delle onde, assente e solo immaginato, vorrebbe che andasse dietro ad altro e non a discorsi che in questo momento non ha voglia di fare.
- Giulia, mi ascolti?
"Sì". Pensa di risponderle, la sente forte e chiara, ma è lenta. Ha il suo sapore, la sua pelle morbida in mano, gli abbracci desiderati per giorni e sciolti nei primi minuti, nelle prime ore del loro incontro all'isola, i sussurri e i gemiti ancora addosso. Non avrebbero bisogno di parlare, non ha senso. Il sesso è compiuto in sé, come l'amore. E' pasta densa che si modella tra le dita, riempie ogni piccolo e nascosto anfratto e non chiede parole. L'ha vista arrivare alta e piena, snella dove le piace e rotonda, soffice da esplodere sotto la camicetta nera aperta e scollata dove ha subito immerso il desiderio. Le ha sorriso, ha allungato le mani per toccarla. Le succede così: deve toccarla subito, sentirne la consistenza e il calore, immaginare i momenti in cui affonderà le labbra e i denti e la lingua e la sentirà gridare. L'ha lasciata avvicinare e le ha detto che ha sentito la sua mancanza, ha accolto i suoi ti amo socchiudendo le palpebre perché non si perdessero subito, troppo in fretta. Poi l'ha portata in casa, ha accostato le tende lasciando le finestre aperte e l'ha spogliata, respirando il profumo solito e il velo di sudore che le copriva la pelle.
- Giulia!
Le spalle si riscuotono, le tira un po' su. Sospira.
- Sì.
- A cosa pensi? Sei ancora qui?
- Certo che sono qui, dove vuoi che sia?
- Altrove. Sto cercando di attirare la tua attenzione. Invano.
Ride.
- L'hai avuta tutta, la mia attenzione. Ero concentratissima su di te, non ti sei accorta?
- Scema, non quella. L'attenzione della testa.
L'attenzione della testa. Come se le testa fosse staccata dal corpo che gode e la fa godere, o dai sentimenti che la trascinano a cercarla con un bisogno che assomiglia alla sete, a un'apnea indomabile e disperata. Ragionamento da donna, vorrebbe dirglielo. Non riesce proprio a capire che la testa è là, con lei, anche se sembra avvolta nell'oblio del muro fresco contro il braccio destro e della tenda che svolazza mimando l'allegria contro il cielo e il mare che si possiedono intersecandosi di azzurro e verde, con qualche stria bianca dove le nuvole sono pietose. La testa, enfasi razionale che significa niente. C'è la testa quando la bacia, c'è quando pensa a lei e ha voglia di incontrarla, c'è quando sa di amarla tanto da perdersi. Ma Paola è donna più di lei, è una femmina vera, e non può accettare l'assenza di parole, il silenzio dopo la fatica erotica di prendere l'essenza di lei.
- La testa è qui, amore. Hai visto che meraviglia. Abbiamo avuto fortuna con questa casa.
- Lo so. Toglie il fiato.
- Potremmo abitare qui.
La sente muoversi, è in imbarazzo.
- Giulia, non so. Siamo, abbiamo.
La ferma con il gesto di una mano, non si volta a guardarla.
- Stavo scherzando. In un'altra vita, abbiamo detto. Non preoccuparti. E' che l'isola mi rapisce, non vorrei ripartire. L'ha fatto dal primo giorno, è diventata l'oggetto della scrittura e lo scenario della mia pace.
- Pace, tu? Non hai mai pace.
- Appunto. La trovo qui.
- Voglio che mi parli di Fausto.
Le si ferma il respiro. Paola fa così: lancia la bomba nel mezzo di un discorso molle che non fa paura. Colpisce a tradimento quando la vede con le difese annullate. Finge, simula e arriva dove vuole. Da settimane vuole parlare di Fausto, accenna e fugge, chiede di rimandare, ma ci ritorna con soffi caldi di pensiero e allusioni becere oppure ridanciane. Ha aspettato il momento, ha voluto scegliere. Prima si è lasciata prendere e ha preso, l'ha sfinita di piacere, poi ha scelto. E affondato la lama.
- Fausto? Oh no, dai.
- Perché no? Secondo me ti piace.
- Che scoperta. Sono stata io a dirti che mi piace. Non è una novità, può succedere. Anche tu...
- Ferma, non stiamo parlando di me. Io ho un compagno ed è l'unico uomo che accetto.
Ride.
- Come la Titti in amici miei?
- Cioé?
- Non ricordi? Ho cercato il pezzo su YouTube l'altro giorno. Mascetti pedina la Titti, la sua amante minorenne, perché è convinto che lo tradisca. La trova a letto con una donna, lei lo guarda e dice "Beh? Non ti avevo giurato che sei l'unico uomo della mia vita?". O una cosa del genere. Mi ricordi la Titti, ecco. Il tuo compagno è l'unico uomo della tua vita.
- Lo è. Non ne accetterei altri.
- Io voglio essere l'unica donna.
- Lo sei.
- Io l'unica donna, lui l'unico uomo. Hai un compagno, la cosa mi fa incazzare a morte, ma almeno è il solo uomo che ti tocca; hai un solo uomo, me lo ripeto ogni giorno.
- Tu no, invece.
La voce di Paola si è fatta acre. Punge e taglia la distanza tra loro, rallenta il ricordo molle dei corpi uno sull'altro, uno dentro l'altro, nell'amore circondato dalle pareti spesse e bianche.
- Io no. A volte non sono la Titti. Ma solo a volte.
- E c'è Fausto, adesso.
- Puntualizzo che c'è solo Fausto, solo lui. Che, tra l'altro, non esiste sul serio. C'è solo il pensiero saltuario di Fausto. E qualche sms, niente più di questo.
- Finirete a letto insieme.
- Non credo. Mi sembra un teorico. Tante parole se gli gira, troppo silenzio nel resto del tempo, niente concretezza. Anche piuttosto abusato.
- Cioé?
- Ma niente, lo sai. Un uomo di tante e nessuna, uno che gioca ma non ha il coraggio di saltare avanti. Di me, poi, ha un terrore evidente. Sarà la scrittura, oppure il fatto che si vede benissimo che le mie passioni sono violente e totali. Chissà, in fondo non importa. E' divertente, mi piace molto la sua intelligenza e mi piace che sia attento e presente, le poche volte che c'è, adoro parlare con lui e ascoltarlo. Lo adoro meno quando diventa banale nella sue fughe, era intrigante solo all'inizio quando evaporava nel niente, alla lunga i silenzi e le fughe diventano noia. Probabilmente ha altre quattro o cinque donne come me, lancia messaggi poi sparisce e si sottrae. Promette incontri che non vuole veramente. Non credo debba preoccuparti, secondo me quando vede i miei messaggi controlla due o tre volte il nome prima di rispondere, non vuole confondermi con le altre.
- Sei sempre così negativa con gli uomini. Non capisco perché ci vai a letto.
- Perché ogni tanto uno di loro mi piace, puoi farlo anche tu se vuoi.
La risata di Paola fa male. E' una specie di urlo che strazia la quiete del mare e la brezza piacevole che le raffredda il corpo nudo. I capezzoli si strizzano di orrore. Chiude gli occhi, beve il dolore che sente nei gorgheggi ironici e acuti così diversi dai gemiti rochi che suscita quando la tocca.
- Posso farlo anche io? Che stronza presuntuosa e cattiva! Ma se sei gelosa marcia! Possessiva e dispotica, ossessionata dall'idea di avermi solo per te.
E' vero, sa che è vero. Non sopporta l'idea che altre mani la tocchino. Non tollera l'immagine del piacere di Paola addosso ad altri.
- Forse sono così. Non mi pare ti dispiaccia.
- No, sono anni che non mi dispiace. Sono solo tua. Sei una droga, una strega affascinante ed erotica, sai amare come nessuno e dannare di tormento. Sei antipatica da fare vomitare, sgradevole e noiosissima quando soffri, meravigliosa da avere nella vita. Scrivi e mi fai reinnamorare ogni volta, fai l'amore e mi confondi. Come si fa anche solo a pensare ad altri? Sono tua!
- E di Luca.
- Luca è il mio compagno. E' un'altra cosa. Non barare. Abbiamo un'immagine e un ruolo, sai cosa succede se si scopre che...
- Che ci amiamo?
- Nessuno parla di amore se il sesso delle due persone è il medesimo. Più facilmente è perversione, lo sai? Sei poi sono due donne è la fine.
- Me ne frego.
- Tu, io no. Comunque non ritorniamo su questo. Fausto.
- Ecco, Fausto. Oh, che noia, Paola.
- Che noia. Mi tradisci!
- Non ti tradisco affatto. Non ci sono mai andata a letto.
- Ci andrai, e comunque non serve andarci a letto. Ci pensi, si vede.
Batte lo stipite della finestra con un dito, cerca un rumore qualsiasi per sfogare il nervosismo. Non le piace che si mettano in luce i suoi percorsi tortuosi nell'incoerenza, non è utile farlo e non trova il senso. Comunque Paola ha ragione, ci pensa. Pensa a Fausto e si diverte con lui, in qualche momento raro che non confesserà ha creduto di avere incontrato un uomo che vale la pena aspettare. Perché sono mesi che aspetta: si arrabbia, si lascia convincere, si allontana e ritorna, si infiamma di gelosia feroce per le donne che intuisce nella sua vita. E aspetta, per un sottile intuito nascosto o per l'illusione che lo sguardo intelligente e disponibile sia vero. Più vero di altri che in passato l'hanno portata su strade sterili senza importanza. Fausto le piace, è piacevole pensare che potrebbe innamorarsi di lui senza farsi male: non vuole ribaltare la vita, ma un complice come lui sarebbe un compagno di viaggio piacevole. Se solo non fuggisse sottraendosi ogni volta che tenta di credergli. Non può dirlo a Paola, non capirebbe. E' donna, troppo donna per accettare di essere diversa da Fausto. Sono anni che nessuno la mette in discussione, anni in cui è rimasta salda e assoluta come l'amore. Anzi, come il contrario dell'amore, che non è mai saldo e assoluto. Eppure, Paola è amore e non c'è uomo che potrà cambiare le cose: il suo corpo, il corpo di Paola, è il desiderio della testa e dei sensi, degli ormoni che sono nati così e non hanno intenzione di cambiare. Per Paola potrebbe uccidere, con lei è dispotica (lo sa) e possessiva, e gelosa da non sapersi controllare. E' altro, molto altro rispetto a Fausto e a chi l'ha preceduto. Ma non potrà capire. Capirebbe Fausto, forse, se lo sapesse: è uomo, sa cosa significhi dividere i sentimenti in scomparti che non si toccano, non si incrociano, non interferiscono tra loro. Chissà, però. Il segreto di Paola deve restare un segreto perché le reazioni degli uomini sono imprevedibili: capacissimi di sentirsi inferiori a una donna, di andare in ansia da prestazione a letto con l'idea che una donna sappia fare meglio. E di più.
- Giulia, cazzo, mi rispondi?
La sente urlare.
- Scusa, amore, non ho sentito la domanda.
- Non ho fatto una domanda. Ho detto che pensi a Fausto. Si vede.
- Paola, è un uomo.
- Lo so, e lo odio.
- Fai male. E' l'uomo più simpatico e gentile che abbia conosciuto. Ti piacerebbe.
- Voglio ucciderlo.
- Sarebbe un omicidio sprecato, non è in conflitto con te. Tu sei tu, nessuno ti toglierà mai il posto che occupi nella mia vita.
- Che posto è?
- La mia compagna. Ti amo, Paola.
Il tempo si ferma, la rabbia di Paola cristallizza nello stupore. Ti amo, le ha detto così. Succede raramente, ha orrore delle parole che mimano la retorica dell'amore. Ma lo sente, questo amore. Ce l'ha sul serio. Ascolta il respiro di Paola, improvvisamente le viene voglia di lei. Ancora.
- Sei la compagna della mia vita.
"Potrei innamorarmi di Fausto se solo fosse presente, invece è solo un gioco. Sarebbe un amore divertente e discreto, un complice bellissimo. Ma non temere, amore, non c'entra con te. E non si avvicinerà mai". Completa la frase solo nella mente, non potrà dirle cosa pensa davvero di Fausto: la ferirebbe senza una ragione. E di dolori senza ragione è stanca da tanto, tanto tempo.
- Ho voglia di te, adesso.
La voce di Paola, calma e lenta, sussurra alla sue spalle.
- Sembri un uomo.
Sorride, china la testa prima di socchiudere le tende e raggiungere il suo corpo perfetto sotto il lenzuolo sottile stropicciato dai loro abbracci.
- Lo so, amore, lo so.
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